Olivetti m24
- Produttore: Olivetti
- Inizio vendita: 1983
- Fine vendita: 1989
- CPU: Intel 8086 a 8 MHz
- FPU: 8087 opzionale su zoccolo
- MMU: non presente
- ROM: 16 KiB
- RAM di serie: 128-640 KiB
- UI di input gestite di serie: tastiera alfanumerica da 83 (Tipo 1) o 102 (Tipo 2) tasti e mouse a due tasti
- UI di output gestite di serie: display video
- Drive incorporati: 1 o 2 FDD 5,25″ da 320/360KB o da 640/720KB
- Risoluzioni video: 320×200/640×200 (CGA) e 640×400 (Olivetti)
- SO di serie: Olivetti MS-DOS o PCOS (con scheda opzionale Z8001)
Storia
L’Olivetti M24 è un personal computer prodotto presso lo stabilimento Olivetti di Scarmagno a partire dal 1983. Nacque come concorrente del PC IBM ed ebbe grande successo su tutti i mercati mondiali.
Caratteristiche
A differenza del PC IBM, che adottava il processore Intel 8088 con clock a 4,77 MHz, l’M24 adottava il più potente Intel 8086, con la velocità di clock di 8 o 10 MHz (il secondo nella versione SP), un bus dati a 16 bit e la possibilità di incrementarne le prestazioni diminuendo la velocità di refresh della memoria via software, grafica CGA o con acceleratore grafico NEC 6845 e 7 slot di espansione liberi.
Prodotto a partire dal 1983, in una delle configurazioni tipiche costava circa sei milioni di lire alla data del gennaio 1986.
Era possibile la scelta della configurazione hardware e software, da 128 KiB a 640 KiB di RAM (ulteriormente espandibili con la memoria EMS), 16 KiB ROM, floppy disk drive a due unità o l’hard disk interno (solo inizialmente da 5 MB, poi 10 MB e da 20 MB), o perfino due dischi rigidi (uno dislocato esternamente), dal pur ottimo monitor Hantarex, Panasonic o Goldstara fosfòri verdi (di base), oppure bianchi o ambra (disponibili come opzione) e ai modelli a colori prodotti da Mitsubishi o Toshiba. Già all’inizio del 1984 la configurazione standard era con 640 KiB e hard disk interno da 10 MiB o esterno da 27 MiB.
* Le informazioni sulla macchina all’interno del Centro di Calcolo sono state realizzate sulla base di documenti reperiti presso l’Archivio Storico dell’Università degli Studi di Salerno.